consonante fricativa sonora alveolare
Per concessione ad una radicata grafia tradizionale si consente che ṡ sia sostituita da x in questi tre casi:
- nella terza persona dell'indicativo presente del verbo èssar(e):
xe (è, sono it.),
anche con gli enclitici che l'accompagnano nelle forme interrogative:
xeo?, xei?, xea?, xee? (e questa è la posizione del Boerio e di molti altri),
- tra vocali, quando -s- è stata scelta per indicare la s sorda:
piaxe (piace it.),
doxe (doge it.),
luxe (luce it.),
ròxa (rosa it.),
dixe (dice it.),
e quando segue una consonante:
pianxe (piange it.)
vèrxe (apre it)
È sconsigliato invece, perché non trova appoggio nella tradizione tanto antica quanto recente, l'uso di x per s sonora pre-consonantica (xbaro, xdentegà, xvanpido).
- all'inizio di parola:
xonta (giuntura it)
xèro (zero it.)
xio (giglio it.)
La x è un segno grafico libero, disponibile, che diversi idiomi hanno adottato per propri suoni peculiari difficilmente rappresentabili con l'alfabeto italiano: per i Liguri è tradizionalmente impiegato per la fricativa palatale sonora, simile alla j francese (lüxe "luce", ma l'esempio più noto è l'arcaico bix(i)u "bigio, grigio" divulgato nel nome del garibaldino Nino Bixio, Pronunciato comunemente Bìcsio); in siciliano la x si adopera per la corrispondente sorda, in italiano sc; anche qui abbiamo un esempio onomastico nel cognome Craxi, variante di Crasci; in Sardegna il valore di x oscilla fra cs, s sonora e j francese (ž).
Anche negli antichi testi lombardi, veneti ed emiliani ci si imbatte spesso nella x con prevalente (non assoluto) valore di s sonoro (croxe, raxon). Lo scopo dei copisti era quello di differenziarla , specie in posizione intervocalica, dalla s sorda, frequentemente resa con la semplice -s-, anche se la distinzione non è sempre rispettata: nello stesso documento calexe (calice) alterna con calese.
Talvolta la x è adoperata all'inizio di parola per s sonora, frequentemente in xe, ma anche come s sorda (se ela xe volexe maritar, ser Nicolao Novelo e subito dopo xer Nicholao Novelo).
Quando la pronuncia di s è automaticamente sonora, per esempio davanti a consonante sonora (desbriga, cusler "cucchiaio", esmeraldi, desvegnìsse "capitasse") la x non interviene mai.
Merita un cenno la proposta di Ettore Bogno, che scrive: "L'icchese rimane nella verbale xe e ne' suoi composti xestu? xelo? e in tutte le parole che lo hanno nella lingua madre: il latino", commettendo due peccati: uno di discriminazione, perché riserva l'uso dell'esatta grafia ai conoscitori del latino, l'altro di scarse cognizioni linguistiche, perché doxe, luxe, paxe non continuano i nominativi dux, lux, pax, bensì il caso obliquo duce(m), luce(m), pace(m).