Grafia Veneta Unitaria

Manuale a cura della giunta regionale del Veneto


consonante affricata sonora dentale

 

Per le ragioni, che si diranno, sono stati scelti esempi del vittoriese con uso di ż:


- all'inizio di parola seguita da consonante:
żenòcio (ginocchio it.),
żiòba (giovedì it.)
żogo (gioco it.)


- dopo consonante:
franża (frangia it.)
sonża (sugna it.)
vèrżar (aprire it.)


Il suono (sorda e sonora) è stato un po' dovunque, nel Veneto, sostituito da s (rispettivamente sorda e sonora), ciò che ha indotto molti a utilizzare la z proprio per rendere quest'ultima in situazioni, come quelle qui sopra esemplificate. Ma se la soluzione è valida all'interno di una parlata che ha totalmente perdute le affricate, non può essere accota in un sistema grafico, che deve prevedere anche i casi di consevazione, come avviene nel dialetto urbano di Vittorio Veneto, secondo l'inequivocabile testimonianza di E. Zanette:

"la z vittoriese serve, anche da sola, a distinguere i parlanti, cittadini, di Vittorio Veneto tanto dai contadini del sito, quanto dagli abitanti della zona bellunese (e da quelli, contemporaneamente, di Treviso-Venezia). Difatti nei dialetti bellunesi la zeta vera e propria non esiste, perché vi è sostituita dalle due interdentali, sorda e sonora (corrispondenti alla zeta aspra e alla zeta dolce) che i glottologi indicano rispettivamente con il teta greco e con il d tagliato. Nel dialetto rustico di Vittorio Veneto però l'interdentale sonora io non l'ho riscontrata e perciò nel dizionario ho indicato il suono con il semplice d invece che col d tagliato. Si può ad ogni modo affermare con sicurezza che allo zetacismo della parlata di Vittorio Veneto fa riscontro un tetacismo delle parlate bellunesi.
Diverse, ma egualmente significative, le risultanze del confronto fra le zete vittoriesi e i suoni corrispondenti di Treviso - Venezia. I parlanti della zona veneziana, contrariamente a quanto risulta dal dizionario del Boerio, non hanno affatto né il suono aspro o sordo né il suono dolce e sonoro delle nostre zete e delle zete italiane. Lasciando impregiudicata la questione storica, che è di competenza della glottologia, non può esservi dubbio che, al presente, nel loro dialetto alle nostre zete corrispondono le due ben note specie di s; cioè alla zeta aspra la s aspra, alla zeta dolce la s dolce. Allo zetacismo vittoriese dunque hanno riscontro, da una parte il tetacismo del bellunese, dall'altra il sigmatismo di Treviso-Venezia."